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Il mio viaggio nella storia del cinema: dal 1960 al 1964

Sono quasi al termine della mia carrellata nella storia del cinema, perché attualmente mi sto godendo la visione dei film del 1969, nice, e ne avrò certo per 2 mesi. Quindi col prossimo post mi metto in pari, ma intanto ecco qualche spunto per questi 5 bellissimi anni di cinema che sono la prima metà degli anni '60.
1960
Di quest’anno ho visto 275 titoli e ho dato almeno un 8 a 47 film, è un grande anno di cinema ma ne segnalo giusto 5, e tutti italiani! E per complicarmi la vita non parlo né della Dolce Vita, né dell’Avventura, né di Sordi e nemmeno della Ciociara. Mi sono piaciuti? Certo che sì, perché a qualcuno no?
Era notte a Roma” di Rossellini mi piace tantissimo. Intanto è il mio film preferito con Giovanna Ralli, che prima della Ferilli c’era lei, e poi c’è Leo Genn (Petronio di Quo Vadis?), il mio beniamino Renato Salvatori e in un ruolo commovente il russo Sergey Bondarchuk, il quale tra l’altro nel 1959 aveva diretto e interpretato l’intenso e ottimo “Il destino di un uomo”. Torniamo alla Ralli che in piena WWII vive in una casa all’ultimo piano di un palazzo ed escogita gli espedienti del caso per portare a casa un po’ di zucchero, del vino o della pasta. Siccome è sveglia, i partigiani la scelgono per ospitare in gran segreto tre soldati alleati su in soffitta. La Ralli si ribella ma alla fine fa il suo dovere, e i 3 sono al sicuro. Per accedere al soffitto c’è un passaggio segreto dietro l’armadio (Anna Frank mi viene in mente), e i 3 diventano amici tra loro e amici suoi. Ora però il problema è che siamo in guerra e che è un film di Rossellini, non di Walt Disney. Quindi tenetevi pronti.
Adua e le compagne” invece è un gran cast al femminile capitanato da Simone Signoret con il buon supporto di Emmanuelle Riva e Sandra Milo. Molto prima di “Ciro! Ciro!” la Milo era attrice di culto degli anni ’60, e non solo in mano a Fellini. In quest’anno per esempio è accanto a Lino Ventura in “Asfalto che scotta”, per dire. Certo è la Milo, la voce è quella, la figura è quella, la verve anche. Qui hanno da poco chiuso le case chiuse e sfrattato le Signorine che le popolavano. Signoret decide quindi di mettersi in affari e avviare una trattoria in un casolare di periferia insieme alle amiche. Faranno a turno in cucina e ai tavoli, e magari se qualche cliente vuole qualche massaggio, perché no? L’idea funziona e la trattoria va bene, ma le amiche cominciano a voler cambiare vita, o si rendono conto che in realtà non possono. Ci sono quindi 4 reazioni diverse causate dagli eventi che si susseguono. È un film in cui si sorride e che ti dà un po’ di malinconia, ma si sente l’odore di frittata, di cipolla, di basilico.
Dolci inganni” di Lattuada è il primo film che ho visto con Catherine Spaak. Per me la Spaak era una presentatrice tv. Da ragazzo guardavo Harem, o anche Forum quando lo presentava lei. Sì, sapevo che aveva recitato, ma non ci avevo mai fatto caso veramente, mi aspettavo un paio di film senza pretese. Invece, anno dopo anno nel mio percorso cronologico mi accorgo che nella prima metà degli anni ’60 la Spaak aveva i ruoli migliori, era bellissima, brava e tra le attrici più famose. È stata una rivelazione per me. Teniamo presente che la Spaak aveva nel 1960 solo 15 anni. Era bravissima! Per l’età che aveva spesso aveva parti alla Lolita. Qui ad esempio è attratta da un amico di famiglia che ha quasi 40 anni. La Spaak era seducente, fresca, intrigante. Gran sorriso. Questo film e anche altri successivi mi sono parsi modernissimi: la settimana prima vedi le attrici americane con le gonne a campana e il filo di perle del dado Knorr, la settimana dopo c’è la Spaak che flirta con un architetto. Magnifica.
La maschera del demonio” è uno dei film del filone italiano horror. Quando leggo horror penso al sangue e alla motosega elettrica, quindi non faccio una faccia contenta, mi stufo. Però a fine anni ’50 si attiva questo piccolo genere in cui emergono mostri e vampiri che in breve si afferma e crea uno stile invidiato ovunque. Sì, qui una donna viene uccisa con una maschera piena di chiodi acuminati, ma non devi metterti le mani davanti agli occhi perché fa troppo impressione. C’è il giusto bilanciamento tra suspence, storia, effetti speciali e ridicolaggine. Non sono film di livello A+ però sono veramente tipici di quest’epoca, ti fanno capire meglio di altri il gusto di chi andava al cinema in questi anni e per questo per me sono interessanti.
Rocco e i suoi fratelli” è un film che voglio rivedere, ma non so quando sarò pronto per rivederlo. Quest’impressione me la fanno pochi film, quelli che mi colpiscono così in profondità che devo prepararmi psicologicamente alla visione successiva, e anzi devo prima capire se voglio affrontarla. Schindler’s list, Se7en, Casino e Full Metal Jacket sono altri film che mi hanno fatto lo stesso effetto. Dunque qui abbiamo una famiglia di emigrati che va a vivere in un seminterrato a Milano. Sono tanti in poco spazio e si arrangiano. La matriarca è l’ottima Katina Paxinou che capisce e gestisce con pochi sguardi. I figli sono Rocco e i suoi fratelli. C’è qualcosa di buono in questi ragazzi, ma c’è anche la vita in agguato. Le strade che prendono sono forse prevedibili se vogliamo, ma questo le rende anche più tragiche. Una donna entra nella vita dei fratelli Alain Delon e Renato Salvatori. Ora, c’è una scena in cui Alain Delon è disteso sul letto, un po’ sbilenco, con lo sguardo rivolto verso la telecamera, e quella scena è indelebile nella mia memoria, è come se Visconti mi sussurrasse all’orecchio quello che vuole dire. Ma ovviamente il dramma che si consuma tra Salvatori e Girardot è ovviamente il cuore del film ed è la scena che non voglio mai più vedere, perché nel farlo perderebbe forse la carica di sorpresa, sgomento, emozione che mi ha trasmesso la prima volta e ci resterei male, o peggio ancora mi renderebbe ancora più sorpreso, sgomento ed emozionato della prima volta, e ci resterei secco.
1961
Di quest’anno ho visto 250 titoli, e 45 hanno preso almeno 8. Compresso tra due anni fantastici, il 1960 e il 1962, qui mi esalto meno, ma ci sta.
Madre Giovanna degli angeli” di Jerzy Kawalerowicz è uno di quei film che ti fa sentire figo e intellettuale già solo a pronunciare il nome del regista, ma il punto è che mentre scrivo queste righe ho in mente la scena della suora posseduta dal demonio che spalle al muro fronteggia il giovane sacerdote inviato nel convento a indagare, e capisco che quest’immagine così potente è scena da grandi film. Tutto il film è inquietante e malato, intanto sembra più vecchio di quello che è, pare realizzato negli anni ’40, il che secondo me aggiunge disagio alla visione. Però negli anni ’40 alcune scene sarebbero state solo abbozzate e il film avrebbe avuto un diverso impatto. Il prete scoprirà come mai il demonio ha preso possesso del convento?
L’anno scorso a Marienbad” di Alain Resnais è un film che non ci ho capito niente. Lo confesso. Tuttavia, mentre lo guardavo con estrema perplessità ne restavo ugualmente affascinato. Come un bimbo che è schifato da uno scarafaggio spiaccicato sul pavimento e però vuole vederlo ancora più da vicino, più passavano i minuti e più cercavo di capire dove voleva andare a parare Resnais, più mi arrendevo e mi lasciavo ipnotizzare. Alla fine non mi interessa se non ci ho capito niente, so solo che per un’ora e mezza sono stato preso e portato in un altro posto e ho visto qualcosa che non avevo mai visto prima. Per cui, mi è piaciuto.
La primavera romana della signora Stone” di José Quintero invece è un bel melodramma. C’è una signora che fa un viaggio a Roma e si imbatte in un giovane gigolò. Tutto qua ma attenzione: lei è Vivien Leigh e lui Warren Beatty. La Leigh aveva 50 anni mentre Beatty 25. Lei era una rosa conservata tra le pagine di un vecchio diario, lui è il rumore dell’acqua del mare sugli scogli; nello sguardo di lei ci sono tante risposte, quello di lui ti fa fare mille domande. Bellissima e tormentata la Leigh nel suo penultimo ruolo, bellissimo e spavaldo Beatty nel suo secondo ruolo: combinazione da non perdere.
I peplum andavano tanto a inizio anni ’60. Cinecittà era invasa da sandali, toghe, Circi e Meduse. L’epoca d’oro di questo genere è quella che va dal 1958 al 1963 circa. Per ogni Marvel di oggi c’erano 2 Ursus all’epoca. Sansone, Argonauti, Macisti contro Zorro e assurdità del genere. Grandi massi di polistirolo, matrone romane coi capelli stile Jackie Kennedy, ave Cesari e muscoli luccicanti, la gente adorava i peplum. Tante erano le star di questo genere che però non riuscirono a farsi un nome al di fuori. Tutto finì probabilmente con 2 film e cioè la Caduta dell’impero Romano, che fu un fiasco, e Cleopatra, che mandò il genere in burnout e dopo nessuno ne voleva più sentire parlare.
I musicarelli, a loro volta, erano un genere tipico degli anni ’60, In realtà si estendono più o meno dal 1958 al 1972, ma trovano l’apice coi vari Gianni Morandi, Rita Pavone, Caterina Caselli e Little Tony, quindi verso il 1964-67. Bisogna considerare che da Modugno in avanti i canzonettisti dei primi anni ’50 erano già surclassati. Andavano ora gli urlatori. Nasce una generazione di artisti fortunatissima, che in gran parte ancora oggi ha largo seguito, basti pensare a Mina, Vanoni, Celentano, che si affacciano volentieri al cinema di quegli anni. I musicarelli si somigliano: ci sono giovani protagonisti il cui amore è osteggiato dalle famiglie o giovani di talento che cercano di farsi strada nel mondo della canzone. Questi sono i temi. I primi musicarelli sono sequenze di canzoni intercalati da qualche scena con Nino Taranto onnipresente, i successivi sono un po’ più maturi e le canzoni sono più integrate con le storie. Per esempio quelli con Morandi sono così. Verso la fine degli anni ’60 c’era già invece un cambiamento nel gusto sia musicale sia proprio culturale, e si vede che il genere sta per arrivare al capolinea.
1962
Quanto mi piace quest’anno di cinema! Forse è il mio preferito di sempre? Ne ho visti 254 di titoli e ho dato almeno 8 a ben 81 titoli. Secondo me è perché non mi aspettavo che mi piacesse così tanto, provo a spiegare. Quando ero ragazzino io i protagonisti del cinema italiano di questi anni mi sembravano così vecchi e antiquati, che a prescindere io non li amavo e mi rifiutavo di vedere questi film. Sapete come succede coi ragazzi, per loro una moda di 3 mesi fa è archeologia. Quindi quando in tv uscivano Manfredi, Tognazzi, Gassman, Sordi, Mastroianni & co, sbruffavo e dicevo uff che palle e me ne andavo a giocare al Commodore64. Questa è la mia epoca. Ora, trascorsi 40 anni, fedele al mio proposito di guardare di tutto senza preconcetti e con gli occhi di chi vede per la prima volta questi film, resto sorpreso: siamo in un’epoca d’oro del cinema italiano e non solo: le città, le auto, gli abiti, i modi di dire, i gesti degli attori di tutti gli anni ‘60, mi riportano flash dei miei genitori, dei miei nonni, delle persone che vivevano negli anni prima che nascessi io. È come assaporare momenti di una vita che non hai potuto vivere, è bello! Queste cose di cui sto blaterando hanno senso solo a livello personale, certo, d’altra parte questa rassegna “è personale” e non ha la pretesa di indicare quanto oggettivamente di meglio sia uscito in questi anni. Tenuto a mente ciò ecco 5 titoli, giusto per non fare impazzire la scrollbar di chi legge. E lo so che non ho messo Sorpasso, Baby Jane, Antonioni, Kubrick, Frankenheimer e Gregory Peck.
L’angelo sterminatore” di Bunuel è sorprendente. Questo regista aveva iniziato molto tempo prima, 33 anni, col corto d’avanguardia “Un cane andaluso”, quello della lametta negli occhi per intenderci. La sua fase surrealista è importante però mi intriga meno. Dopo un lungo periodo di titoli passati in secondo piano, negli anni ’50 comincia a girare film tra virgolette più classici. Il Bunuel degli anni ’60 per me è a livelli eccezionali. Nell’angelo sterminatore c’è un ritrovo con molte persone che bevono e conversano e flirtano e si disprezzano a vicenda. Ogni volta che qualcuno prova a andar via cambia idea, o viene bloccato, o succede qualcosa di strano per cui non riesce. All’inizio nessuno ci fa caso, ma col passare delle ore inizia a montare l’ansia perché è chiaro che sono tutti intrappolati, come in una sorta di incantesimo. Man mano scarseggia il cibo, l’acqua, e la volontà cede: non riescono ad andar via, sono in gabbia, intrappolati. Il titolo, e il motivo per cui questo succede ognuno lo deve capire da solo.
Anna dei miracoli” non ha niente a che vedere con le aureole ma è la storia molto commovente di una ragazza con gravi disabilità e della sua maestra, che sono Patty Duke e Anne Bancroft. Mentre per tutti la ragazza non è che un caso umano da trattare praticamente solo col pietismo, per la Bancroft è un essere umano capace di comprendere e apprendere, che va educato e a cui bisogna dare delle regole per il suo bene. La sfida che ha davanti la Bancroft è tremenda, perché per ottenere pochissimi risultati ci vogliono settimane di lotte. Il film è una grande prova di attrici, entrambe spettacolari. C’è una lunghissima sequenza nella sala da pranzo, quando Patty Duke si rifiuta di mangiare in ordine e la Bancroft si ostina a insegnarle come fare, che ti lascia senza fiato.
L’uomo senza passato” è un film di un regista francese, Bourguignon, con un protagonista tedesco e cioé Hardy Krueger, e una ragazzina talentuosissima, Patricia Gozzi. Hardy è un veterano, che soffre di amnesia in seguito agli choc subiti in guerra, e vive una vita solitaria e malinconica. Un giorno incontra una ragazzina con la quale stringe un rapporto di amicizia. Lei è sola e ha bisogno di una figura paterna, lui è solo e ha bisogno di sentirsi utile e di voler bene a qualcuno. C’è tanta tenerezza in questo film, e malinconia. Per quanto solo a leggere di un’amicizia tra un veterano e una ragazzina molti subito possono pensare a risvolti poco piacevoli, qui non è mai in discussione l’eventualità che possa succedere qualcosa di male alla ragazzina. Kruger è un gran attore che rifiutò anche una nomination ai Golden Globe ai suoi tempi. La Gozzi a mio parere è tra le migliori baby star di sempre. Al suo attivo solo 6 film nei quali però è sempre formidabile.
L’odio esplode a Dallas” è un film di Roger Corman con William Shatner prima che finisse sull’Enterprise. Shatner non è mai stato uno di quei attori per cui ci si strappa i capelli, ma è bello vederlo in un ruolo diverso da quello a cui siamo abituati. Questo film è bello perché ti sorprende, siamo dopo tutto in piena fase di integrazione razziale, che nonostante Rosa Parks o MLK era ben lungi dal verificarsi compiutamente. Questo film ti mostra un lato del razzismo violento e intenso con gli occhi dell’epoca, senza voler fare troppe morali o senza intenti puramente educativi. Qui c’è l’odio razziale, le croci che bruciano, le scuole per soli bianchi, l’incitazione alla violenza. È un film avanti per i suoi tempi.
Il lungo viaggio verso la notte” è un’opera teatrale trasportata al cinema per la gioia di Katharine Hepburn che così poteva avere per le mani pane per i suoi denti. I personaggi sono solo 4, una famiglia che si ritrova e che si rinfaccia le cose, si racconta le cose, si scopre, si allontana e si riavvicina. È uno di quei drammoni familiari in cui quando un personaggio dice qualcosa per ferire gli altri, ti tiri i piedi dall’imbarazzo. Si segue naturalmente volentieri perché i 4 attori sono tutti di primo livello. Oltre alla Hepburn c’è il veterano Ralph Richardson, c’è Jason Robards e c’è Dean Stockwell che era una baby star a fine anni ’40 e che è riuscito ad avere una lunghissima carriera. Nei primi anni ’60 Stockwell sembra quasi il fratello minore di James Dean. Pare che sul set facesse freddissimo per cui Stockwell si aiutava con l’alcool, al che la Hepburn era indignata, ma quando lo venne a sapere gli regalò una coperta.
1963
Sono ben 289 i titoli che ho visto, con 57 a cui ho dato almeno 8. I miei preferiti in assoluto sono 8 e mezzo e gli Uccelli di Hitchcock, ma scrivo 2 righe su altro.
Blow job” di Andy Warhol è una specie di documentario in cui vediamo il volto di un ragazzo e le espressioni che fa mentre fa sesso. I film di Andy Warhol per me sono veramente dei relitti di altri tempi. Certo negli anni ’60 Warhol era uno degli artisti di prima categoria, ma se parliamo dei suoi film e dei suoi documentari, non dei dipinti allora scusate un attimo. Ne ho visti un sacco e sinceramente non me ne importa niente se faccio la figura di chi non ha gusto o e non ne capisce, ma li trovo orribili, una lotta testa a testa con quelli di John Lennon e Yoko Ono, se è per questo. Mi volevo togliere lo sfizio di dirlo.
Il servo” di Losey, invece qui si ragiona, c’è Dirk Bogarde che entra a servizio nella casa di una coppia che ha i suoi alti e bassi. “Sì signore, certo signore, come desidera signore”. Col tempo, studiata bene la situazione e i caratteri dei padroni le cose cominciano a cambiare. “Se proprio crede signore, come meglio crede signore, appena riesco signore”. Più la coppia scoppia più Bogarde inizia ad avere la meglio nel suo braccio di ferro psicologico col padrone e i ruoli fatalmente si invertono. Bogarde si mette bello comodo in poltrona, e che sia il padrone a mettergli le pantofole, adesso. Questo personaggio è rimasto come forse il più memorabile dell’attore inglese prima della fase Visconti.
La ballata del boia” di Berlanga è il film che mi ha fatto dire “ok mi piace Nino Manfredi”. Per me fino a qualche anno fa era solo Mastro Geppetto, non è colpa mia. Invece negli anni ’60 Manfredi incarna l’uomo medio italiano meglio di chiunque altro. Tognazzi era uomo virile e dai grandi appetiti, Gassman era esuberante e pieno di cazzimma, Mastroianni era sensuale e fatalista, invece i ruoli di Manfredi erano quelli di persone che subiscono gli eventi, che subiscono il rapporto di coppia, che devono ingegnarsi per venire a capo delle cose. Era possibile immedesimarsi in Manfredi. In più era dotato di grande talento comico, anche nei ruoli tragici bastavano due espressioni per farti sorridere anche quando gli capitava di tutto, come in questo caso, in cui sposa una giovane il cui padre è un boia e per tradizione tocca al figlio ereditare il mestiere del genitore, quindi da un giorno all’altro Manfredi ora deve svolgere le esecuzioni dei detenuti, anche se non ha il pelo sullo stomaco. Divertente.
I gigli del campo” è uno dei tanti film degli anni ’60 con Sidney Poitier che si afferma come icona culturale assoluta. Questa storia semplice vede Poitier giungere per caso nei pressi di un piccolo convento. La madre superiora convince Poitier a lavorare per loro, hanno intenzione di ristrutturare un po’, ma Poitier aveva ben altri programmi. Alla superiora non interessa un bel niente dei programmi di Poitier perché se è lì, vuol dire che Dio l’ha voluto lì. Ne vengono fuori tanti dialoghi divertenti, Poitier fa la sua espressione come per dire “che pazienza che ci vuole con questa”, la superiora Lilia Skala è bravissima e in tutto ciò Poitier si affeziona alle suore e trova anche il suo scopo nella vita.
Nella prima metà degli anni ’60 la tv era ormai nelle case di tutti gli italiani, i quali amavano gli sceneggiati, Canzonissima, Mike Bongiorno e il telegiornale. Abbondano i documentari che mostrano i vari aspetti dell’Italia del boom, un Italia ancora molto eterogenea ma per questo tanto interessante da raccontare. Si possono trovare in giro tanti documentari come “Fazzoletti di terra” in cui due contadini si costruiscono le loro terrazze per coltivare sollevando una a una delle grosse pietre a mano. Una vita passata a spezzarsi la schiena. Poi ci sono le interviste sui temi d’attualità ad esempio “In Italia si chiama amore”, e i docu geografici che mostrano le costruzioni di dighe, dei tralicci per la corrente, di sopraelevate e autostrade, che io trovo assolutamente affascinanti. Andavano poi i cosiddetti Mondo film, che erano documentari su temi scabrosi, in genere erotismo e pornografia (tipo “Mondo di notte”, ma affrontavano anche altri temi, per esempio era scioccante “Mondo cane”. Per quanto riguarda gli sceneggiati della prima metà degli anni ’60 vanno citati almeno “La cittadella”, “Il mulino del Po” e “una tragedia americana”.
1964
Il 1964 è un altro anno strabiliante per me. Ho visto 372 titoli tra film, corti, documentari, serie tv. Ho dato 8 o più a 65 di questi. Questo è l’anno della famiglia Addams e di Vita da Strega, è quello in cui parte la serie di Angelica e va di moda Sellers, Ursula Andress, Julie Andrews, Louis de Funes e Gianni Morandi. Bette Davis e Joan Crawford si dedicano al mystery con sfumature horror e diventano famose le sorelle Dorleac: una morirà giovanissima, l’altra ancora oggi è conosciuta in tutto il mondo come Catherine Deneuve. Antonioni gira il suo primo e bellissimo film a colori, Connery è alle prese con Goldfinger prima, con la Lollo e con Hitchcock poi, e la rana in Spagna gracida in campagna. Trionfo per i primi spaghetti western e per Leone, emerge la Sandrelli mentre in declino Doris Day. Classico dei classici per Loren-Mastroianni in “Matrimonio all’Italiana”. Insomma un anno di infinite squisitezze.
Seven up!” è un’idea molto interessante: si tratta di documentare la vita di alcuni ragazzi a distanza di 7 anni. Il primo documentario esce quindi nel 1964, il secondo poi nel 1970 (14 anni), poi 1977 (21), 1984 (28), 1991 (35), 1998 (42), 2005 (49), 2012 (56) e 2019 (63 up). Con la regia di Apted, attraverso le interviste vediamo cosa è successo nelle vite di queste persone.
La caccia” di Manoel de Oliveira regista portoghese morto a 106 anni, è un corto in cui due amici decidono appunto di andare a caccia, ma senza fucili, così niente di male può succedere. Quando si dice il caso: uno finisce nelle sabbie mobili, e sta all’altro amico escogitare il modo per salvarlo.
La donna di sabbia” di Hiroshi Teshigahara è un Thriller nel quale un entomologo va a caccia di insetti in una zona desertica e finisce in una fossa nella quale c’è una capanna con una donna, che trascorre la vita a spalare sabbia, come in un supplizio di Tantalo, ogni santo giorno, per evitare di essere sepolta. L’entomologo è stato intrappolato lì affinché possa contribuire al lavoro della donna e trascorrere con lei il resto della vita. Come un insetto in trappola, l’uomo cerca in tutti i modi di scappare.
“L’uomo del banco dei pegni” è un film di Lumet con Rod Steiger, due garanzie insomma. C’è un ebreo che lavora in un banco dei pegni. Trascorre la sua vita a valutare gli oggetti che gli porta la gente, privato ormai di ogni emozione. Il suo giovane commesso non è niente per lui, i suoi clienti non sono niente per lui. Osserva gli oggetti, li stima al ribasso, ci mette l’etichetta e così passa la giornata. C’è una donna che prova a mostrargli segnali d’affetto: non è niente per lui. Quest’uomo respira, ma non è vivo. Pare che fosse uno dei ruoli preferiti da Steiger, attore dalle scelte molto coraggiose che negli anni ’60 spesso lavora con registi italiani, anche in piccole produzioni. Il film è pieno di sentimenti da scavare in profondità, che esplodono con violenza nella parte finale.
Zorba il greco” è l’amicizia improbabile tra Anthony Quinn e Alan Bates. Quinn è Zorba, che non ha paura di niente e si butta a capofitto nella vita e nelle esperienze. A lui la gente piace, ci parla, ci ride e ci beve, si fa anche i fatti degli altri ma è generoso se serve, e comunque manda avanti la sua vita. È estroverso al 100% ed è un personaggio interessante interpretato magnificamente da Anthony Quinn, attore dalla lunga carriera. Alan Bates è gentile, preciso, riservato, discreto, riflessivo. Non si lancia, chiede permesso, è un tantino represso ma è un buon amico e una brava persona. Quinn adotta Bates e gli cambia la vita. Finiscono per conoscere una donna sola che è Lila Kedrova, che vive nel passsato. Mostra le gambe, si veste coi pizzi, finge una felicità che non possiede più, si comporta da adolescente. La Kedrova cerca ancora la vita e Quinn la accontenta. Questi personaggi così diversi raccontano una storia interessante. Memorabile la morte della Kedrova, con le vecchie del paese che vanno a saccheggiare la casa. Bates è uno degli attori più sottovalutati degli anni ’60 e ’70.
Un giorno di terrore” è il titolo italiano di “Lady in a cage”, che forse è meglio, si tratta di Olivia de Havilland, che è una scrittrice che ha avuto un incidente e quindi è costretta temporaneamente alla sedia a rotelle, quindi si muove nella sua bella casa grazie a un ascensore che la porta dal piano delle camere al soggiorno e alla cucina. Il figlio va via per il fine settimana, ma represso dalla madre ha propositi suicidi, ebbene Olivia resta sola in casa. Purtroppo per lei va via la corrente quando l’ascensore è a metà, e così resta sospesa. Salire non può, scendere non può, saltare nemmeno, arrampicarsi non se ne parla. Suona l’allarme, ma nessuno sente. Non esistevano mica gli smartphone, qui si rischia di restare in ascensore molto, molto a lungo. Succede quindi che un ubriacone entra in casa e sotto gli occhi impotenti della de Havilland pensa bene di accumulare un po’ di refurtiva. Non contento, va a chiamare altri suoi amici, più delinquenti e spregevoli che mai. Capitanati da James Caan, questi teppisti metteranno a ferro e fuoco la casa della de Havilland che guarda impotente quello che accade. Bellissimo e dimenticato titolo che vale la pena riscoprire in onore della mega star di recente morta alla bella età di 104 anni.
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Real Life Soap Opera - FINALE: La Peste a Milano

ep I, ep II, ep III, ep IV, ep V, ep VI, ep VII, ep VIII, ep IX, ep X,
mi piace il fatto che il setting di questo episodio sia ancora più manzoniano del solito. è un buon modo di chiudere. è anche forse più lungo degli altri episodi, come ogni finale di serie che si rispetti.
riassunto della puntata precedente: In seguito a una foto incautamente postata da Lucia, Don Rodrigo si è insospettito e ha costretto Lucia a confessare, almeno parzialmente, della sua tresca clandestina. Venuto a conoscenza del litigio tra i due, Renzo decide di interrompere i contatti con Lucia, la quale però lo invita ugualmente a un incontro della sinistra setta religiosa a cui appartiene. Spinto dalla curiosità, Renzo accetta.
Episodio XI: La Peste a Milano
Renzo e Lucia si sono dati appuntamento la domenica mattina in centro per andare insieme allo strano incontro mistico. Renzo attende con trepidazione il momento, in parte perchè è effettivamente molto curioso di vedere cosa succede in questo culto esotico, e in parte perchè è dell’idea di forzare le cose con Lucia per uscire, in un modo o nell’altro, da questa fastidiosa situazione indeterminata.
I piani di Renzo sono destinati ad essere stravolti da un avvenimento ben più grande delle sue beghe amorose: lo scoppio dell’epidemia di Coronavirus.
Il sabato Renzo è in montagna con un’amica e i loro telefoni non prendono per tutto il giorno. Mentre rientrano a Milano ricevono le prime allarmanti notizie dei contagi in Lombardia. Renzo ha dei problemi di salute pregressi piuttosto seri, e chiama quindi il suo medico per avere consiglio. Siamo ancora in un momento in cui poco si sa di questo virus e per questo motivo il medico, forse con eccesso di prudenza, ingiunge categoricamente a Renzo di non uscire di casa.
Renzo, oltre ad essere preoccupato per l’incombente fine della civiltà, è anche dispiaciuto di non poter andare alla messa satanica il giorno successivo, e chiama Lucia per avvisarla.
La ragazza non solo non prende sul serio le cose, ma si incazza pure accusando Renzo di essersi inventato una scusa per non andare. In realtà subito dopo poi capisce quanto le cose siano serie, anche perchè la setta annuncia ufficialmente che l’evento è annullato.
Come è stato per tutti, questa emergenza epocale ha stravolto i piani di vita di entrambi. Renzo sarebbe dovuto partire per l’estero proprio in quei giorni e stare via diversi mesi ma ovviamente è tutto annullato. Lucia, anche lei, sarebbe dovuta tornare temporaneamente negli USA dalla famiglia di lì a breve, una volta completate le pratiche della cittadinanza, ma è tutto rimandato a data da destinarsi.
Cala, progressivo ma inesorabile, il lockdown. Renzo comincia lentamente ad adattarsi alla triste vita solitaria dello smart worker recluso. Lucia, complice forse la noia, si fa sentire spessissimo ed è come sempre molto piacevole. I due si videochiamano anche diverse volte la sera, a lungo, per scherzare un po’ e tirarsi su di morale a vicenda.
Le scene dei due che, dalle loro tristi stanzette, si scambiano battute e sguardi amorosi attraverso il monitor del portatile sono accompagnate dalla voce di Sting in Every Breath You Take, che sembra scritta apposta.
Passano i giorni. La gente fa i flash mob sui balconi e i telegiornali riportano le prime tragiche immagini di feretri accatastati negli obitori degli ospediali. Il lockdown è totale.
Incurante di tutto ciò, Lucia è ancora una volta imprevedibile: Renzo, vorrei venirti a trovare.
Le obiezioni potrebbero essere mille. Renzo le chiede semplicemente, considerate tutte le regole e i decreti: come fai a venire da casa tua? abiti dall’altra parte della città. la risposta di Lucia è contemporaneamente delirante e inoppugnabile: con la metropolitana.
E così fa. Nei giorni più bui dell'epidemia, mentre i giornali riportano numeri impressionanti di morti e contagiati e i monumenti di tutto il mondo si illuminano del Tricolore, in totale barba a polizia, autocertificazioni e bollettini dello Spallanzani, una mattina qualsiasi Lucia prende bel bella la metropolitana e si fa tutta la città da parte a parte per andare a trovare Renzo.
Dal momento in cui lui le apre la porta di casa passano forse quaranta secondi prima che i due si lancino in una furiosa sessione di sfrenato sesso extraconiugale.
Inutile dire che Renzo si è completamente dimenticato di farsi dire cosa ne fosse stato di Don Rodrigo. Anzi, pensa che non sia cambiato niente tra quest’ultimo e Lucia e che i due siano ancora tecnicamente insieme, altrimenti lei le avrebbe detto qualcosa…
E così è. Un paio di giorni dopo, in piena notte, Lucia telefona a Renzo. è di nuovo in lacrime: ha di nuovo litigato con Don Rodrigo ma non si sa perchè. Dice a Renzo che non ne può più e che ha delle considerazioni importanti.
Uno, non tornerà negli USA per l’estate ma rimarrà in Italia. Due, appena finisce il lockdown si impegnerà per cercare lavoro a Milano. Tre, crede che la sua relazione con Don Rodrigo sia diventata sterile e inutile e sta pensando di mollarlo.
PUBBLICITA’ Il marketing ha impiegato meno di chiunque altro ad adattarsi al coronavirus e adesso le pubblicità sono tutte uguali.
“E’ già dal 1932 che noi di Brambilla&Figli siamo vicini agli italiani. In questi tempi difficili, quando tutti siamo lontani, vogliamo essere più vicini che mai a tutti voi, e per questo noi di Brambilla&Figli ci stiamo impegnando tantissimo per ripartire tutti insieme appena tutto sarà finito” il tutto accompagnato da gente che canta sui balconi, gente felice con la famiglia in case giganti che si videochiama, e un’infermiera piuttosto fica che sorride.
...Lucia sta pensando di mollare Don Rodrigo. Renzo si trattiene dal dirle che era ora che si svegliasse. Che ci sia voluta una tragedia mondiale epocale per farla rinsavire?
Sembra che tutto volga per il meglio per Renzo e Lucia. Due righe fa i due scopavano come ricci e adesso sembra che lei voglia mollare il fidanzato. Sembrerebbe proprio una di quelle storie d’amore che finiscono bene, dove tutti vivono felici e contenti.
Il colpo di scena finale sarebbe stato facilissimo: questo è l’ultimo episodio. ora spengo il portatile, che Lucia sta dormendo vicino a me e non voglio darle fastidio.
E invece no. La differenza tra le storie vere e quelle inventate è che quelle vere non finiscono con un crescendo di tensione e un colpo di scena finale in cui si risolve tutto. E questa è una storia vera.
Quello che succede è che la situazione già spiacevole del lockdown per Lucia diventa ancora peggiore: la ragazza comincia ad avere seri problemi economici perchè non può nemmeno fare quelle due lire che faceva prima ogni tanto con lavoretti occasionali e le sue misere riserve sono finite. Tutta la sua famiglia negli states non sta lavorando, anche loro causa Coronavirus. Le mandano quello che possono ma l’affitto a Milano è costoso.
Su consiglio di Renzo parla con il padrone di casa che è una persona molto disponibile e sarebbe disposto a non farla pagare del tutto, ma sia lei che la famiglia di lei non si sentono di dipendere così dalla generosità dell’anziano signore e alla fine si accordano per metà affitto.
Non è che stia letteralmente morendo di fame, però questa situazione la riempie di ansia e apprensione.
In più, l’Innominato sta dando fuori di matto. Minaccia continuamente Lucia di andare al comune e di spifferare all’Azzeccagarbugli che la ragazza non abita più da lei. Non si capisce perchè lo faccia, forse vuole dei soldi che comunque Lucia non ha, o forse è solo un continuare della sua personalità oppressiva, o forse ancora lo fa per effettiva paura del fatto che sta violando la legge? non si sa.
Se l’Innominato andasse davvero in comune a fare casino le conseguenze per Lucia potrebbero essere serie, non tanto per aver dichiarato una cosa non vera, ma perchè dovrebbe ricominciare tutto l’iter burocratico da zero nel nuovo comune di residenza, con annesse spese economiche, il problema di dover trovare un affitto regolare, e ulteriori mesi e mesi.
A un certo punto l’Innominato effettivamente va in comune e effettivamente denuncia che Lucia non vive più lì. Nero su bianco. In un paesino minuscolo tutti si conoscono, e l’Azzeccagarbugli sa quanto l’Innominato sia una persona orribile. Pertanto, chiama Lucia subito e si fa spiegare tutto.
Lucia chiama Renzo per avere un aiuto con la comunicazione e così i tre hanno una bizzarra comunicazione telefonica triangolare in cui una Lucia con la voce rotta spiega, attraverso Renzo, la sua storia all’impiegata del comune di Roccaminchiona.
L’azzeccagarbugli, intenerita dalla situazione, decide di nascondere il documento firmato dall’Innominato finchè le pratiche di Lucia non siano finite, ma non potrà farlo ad libitum. Quindi raccomanda di finire tutto con la massima fretta. il problema è che mezzo mondo è in lockdown e anche le ambasciate lavorano a rilento…
Lucia è una persona molto sociale, abituata ad andare in giro tutte le sere con gente varia, ridere e fare casino, e avrebbe avuto difficoltà ad adattarsi all’isolamento anche nel migliore dei casi. E’ anche chiaro a tutti ormai che non è esattamente la persona più emotivamente solida del mondo.
Le ansie economiche, la paura dell’Innominato, il traballare della lunga relazione con Don Rodrigo, l’altalenarsi dei sensi di colpa con Renzo, la solitudine del lockdown in un paese straniero dove si sentiva già sola in tempi migliori. Tutte queste cose si sommano l’una con l’altra and it wears her out. Lucia è triste, sola e molto depressa.
Lucia non chiama più Renzo nel mezzo della notte per raccontargli cosa ha sognato. Non gli invia più video di Trump per ridere delle cazzate che dice. Sono finite le videochiamate affettuose serali in cui le risate di Renzo facevano picchiare i vicini sul muro. Niente più foto in cui mostra orgogliosa a Renzo quale ricetta italiana ha impietosamente massacrato con impegno.
Quelle rare volte che si sentono parla con voce abbattuta e confessa di piangere in continuazione, di voler tornare a casa e di voler essere lasciata sola. Lui prova a tirarla su sparando un po’ di cazzate come ha sempre fatto ma non funziona più.
Quando invece è Renzo a farsi sentire lei risponde a monosillabi o non risponde affatto.
Da quando i due hanno cessato ogni contatto è passato un altro mese. Secondo le ultime informazioni Il master che Lucia voleva fare non si sa nemmeno se ci sarà, e difficilmente lei troverà lavoro per mantenersi mentre studia. Appena finite le pratiche e appena permesso dalle restrizioni al trasporto internazionale, Lucia tornerà a casa negli States, per rimanerci.
Schermo nero. la sigla finale è un blues lento, tristissimo. Fine
e io, –disse un giorno al suo moralista- cosa volete che abbia imparato? Io non sono andato a cercare i guai: son loro che sono venuti a cercar me. Quando non voleste dire, –aggiunse sorridendo– che il mio sproposito sia stato quello di volerle bene, e di legarmi a lei.
I guai vengono bensì spesso, perché ci si è dato cagione; ma che la condotta più cauta e più innocente non basta a tenerli lontani; e che quando vengono, o per colpa o senza colpa, la fiducia in Dio li raddolcisce, e li rende utili per una vita migliore. Questa conclusione, benché trovata da povera gente, c'è parsa così giusta, che abbiam pensato di metterla qui, come il sugo di tutta la storia.
La quale, se non v'è dispiaciuta affatto, vogliatene bene a chi l'ha scritta, e anche un pochino a chi l'ha raccomodata. Ma se in vece fossimo riusciti ad annoiarvi, credete che non s'è fatto apposta…
The Police - Every Breath You Take
R.E.M. - It's the End of the world as we know it (and I feel fine)
Radiohead - Fake Plastic Trees
Daniel Norgren - Stuck in the Bones
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Leo Vegas Norge Casino 100 gratisspinn uten innskuddsbonus

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Her får du mange saftige bonuser! Kom i gang med Leo Vegas Casinobonus! Kos deg med en herlig blanding av klassikere og siste nytt innen spill. Du er garantert en kongelig velkomst med Leo Vegas Casinobonus! Du får opptil 6000 kr i bonus og 100 gratis spinn på de fire første innskuddet ditt i Leo Vegas Casino! Eventuelle gevinster fra gratisspinn kommer uten omsetningskrav. For videre bonuser, ta en titt på kampanjesiden eller eposten. Hvis du har meldt deg på nyhetsbrevet på mobil, kan du få sms med tilbud, løpende kampanjer med mer.
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Leo Vegas ble etablert av svenske casinoentusiaster i 2012. De som kan sin latin vet at Leo betyr løve og i Nevada-ørkenen i USA, ligger spillmetropolen Las Vegas. For mange er Vegas stedet hvor drømmer blir skapt. Setter man dette sammen til LeoVegas er tanken bak å gi spillerne kongelig underholdning dag som natt.
I løpet av årene som er gått siden etableringen har den lille løven vokst seg stor og mektig og har gitt gjestene mye moro og spenning.
Det harde arbeidet har resultert i flere utmerkelser under igaming-bransjen forskjellige prisutdelinger. Senest den prestisjefylte utmerkelsen “Online Casino of the Year 2019” under Global Gaming awards. Samme år fikk de også prisen for “Best Mobile Operator of the Year”, under International Gaming Awards.
Casinoet kan skilte med casino, live casino og en sportsbook. De har spill fra de beste casinoleverandørene i bransjen, og oppdaterer kontinuerlig betalingsmetoder – også for norske spillere.
Nettcasinoet er basert på middelhavsøya, Malta, mens morselskapet har base i Sverige hvor de dessuten også er børsnoterte.
Når det kommer til valg av design på nettsidene så er de fine og rene. Fargemessig er det valgt hvitt, lysegrått samt en diskret oransje farge. Menyvalgene er få og intuitive. Hovedvalgene fører spillerne til en av de tre hovedseksjonene, casino, live casino og sportsbook, hvor man igjen får nye valgalternativer. Det er derfor lett å orientere seg på sidene og man kommer raskt dit man ønsker.
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Kort om Leo Vegas

Lisens: Malta Bonus: Opp til 6000 kr på dine fire første innskudd + 100 free spins Antall casinospill: 1000+ Mobilt casino: Ja Live dealer casino: Ja Sportsbook: Ja Åpningstider support: Døgnet rundt

Bonuser og fordeler hos Leo Vegas Norge

Hos Leo Vegas Norge får alle nye gjester tilbud om et frivillig velkomsttilbud i en av de tre seksjonene. Man bestemmer selv om man vil ha dette i Sportsbooken, Live Casinoet eller i casinoseksjonen. Nye gjester kan velge mellom disse tre velkomsttilbudene:
  • Casinoseksjonen byr på bonuser opptil 6000 kroner + 100 free spins
  • Sportsseksjonen tilbyr opptil 3000 kr i bonus
  • Live Casinoet opptil 4000 kr i bonus
I casinoseksjonen deles velkomstpakken ut slik:
  • En bonus på 100 prosent opptil 1500 kroner + 25 free spins på 1. innskudd
  • En bonus på 100 prosent opptil 1500 kroner + 25 gratisspinn på 2. innskudd
  • En bonus på 100 prosent opptil 1500 kroner + 25 gratisspinn på 3. innskudd
  • En bonus på 100 prosent opptil 1500 kroner + 25 frispinn på 4. innskudd
Til sammen får du altså 6000 kroner i tillegg til 100 freespins.
For å få et av de tre velkomsttilbudene må visse krav oppfylles. I casinoseksjonen må hvert av de fire første innskuddene være på minst 100 kroner. Alle innskuddsbonusene pluss frispinnene kommer med et omsetningskrav på 20 ganger. Innskudd gjort med Skrill eller Neteller gir ikke bonus. Pengene overføres direkte til spillekontoen, og man kan begynne å spille med bonusen med en gang.
I Live Casinoet er omsetningskravet på 40 ganger for både bonusen og gratispengene. Det første innskuddet må være på minst 100 kroner.
I Sportsbooken må gratispengene omsettes 4 ganger til minst 1.80 i odds. Gratisspillene tildeles om det spilles for minst 100 kroner til minimum 1,8 i odds første gangen man spiller i sportsseksjonen.
Festen er ikke over hos Leo Vegas Norge etter velkomsttilbudet. Nettcasinoet byr på både turneringer og kampanjer som kan gi både free spins, bonuser, pengepremier, reiser og andre flotte premier. For en full oversikt over hva som er av muligheter må man bare stikke innom på besøk med jevne mellomrom.
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Leo Vegas Norge Free Spins

Utover muligheten til å sikre seg gratisspinn og gratispenger i forbindelse med velkomsttilbudet byr Leo Vegas Norge på mange andre sjanser til dette i forbindelse med kampanjer og turneringer. Hva man kan få og hvor mye vil variere fra kampanje til kampanje. Man må rett og slett følge med og se om det er noe som frister.
På hvert av de fire neste innskuddene deles det også ut 25 gratisspinn, til sammen 100 gratisspinn. Dette betyr nye muligheter for å spinne i vei på en av de utvalgte automatene. Også for disse frisspinnene er det Mega Fortune Dreams, superpopulære Starburst, den typisk norske favoritten Joker Pro, Dazzle Me og Swipe and Roll. For å aktivere de 50 gratisspinnene som man får på hvert av innskuddene må man spille for minst 50 kroner.
Selv om det ikke deles ut gratisspinn i Live Casinoet og Sportsbooken i forbindelse med registrering så gir gratispengene de samme mulighetene. Disse er på henholdsvis 100 og 300 kroner. I og med at man får disse når man registrerer seg gir også de fine muligheter til å bli kjent i den utvalgte seksjonen uten å risikere egne penger.
Hos Leo Vegas Norge er det slik at kontanter og bonuspenger holdes adskilt. Det innebærer at så lenge man har egne penger på kontoen, spiller man for disse. Etter at disse er oppbrukt slik at man ikke har mer å spille for, begynner man å omsette av bonuspengene. Det betyr også at det opprinnelige innskuddet samt gevinster vunnet med spill av disse pengene kan tas ut uten å tenke på omsetningskravene.

Spillutvalg hos Leo Vegas Norge Casino

Hos Leo Vegas Norge er spillmulighetene mange. Det gjelder i alle de tre casinoseksjonene. Det er derfor et nettcasino som har noe for alle. I casinoseksjonen er det et stort utvalg av casinospill. Det tilbys nærmere 1200 spill. I tillegg er porteføljen variert. Her er det mange spill i kategorier som spilleautomater, jackpot-automater, skrapelodd samt kort- og bordspill. Hos Leo Vegas Norge er skrapelodd også prioritert som et eget valg i menyen.
For å kunne tilby det store og varierte utvalget av casinospill har Leo Vegas Norge valgt å samarbeide med svært mange utviklere og leverandører. Dette er anerkjente navn som Thunderkick, Authentic Gaming, Ezugi, Blueprint, Quickfire, ELK Studios, NetEnt, Evolution, Edict, Extreme Live Gaming, Quickspin, Felt Games, GameVy, Genesis, Genii, IGT, iSoftBet, Lightning Box, Nektan, NextGen, Microgaming, Play’n GO, PlayTech, Pragmatic Play, Push Gaming, Realistic Games, Skillzgaming, Yggdrasil, 2 by 2 Gaming og Big Time Gaming.
Et bredt samarbeid er et smart og strategisk valg. Det sikrer at casinoet hele tiden kan tilby spillerne mange nye spill. Det sikrer også at det blir god variasjon i porteføljen av spill. Dermed skulle selv den mest kresne casinospiller finne et spill eller to som faller i smak. Om ikke finner man det neppe et annet sted heller.
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Spilleautomater – 1100 spill å velge mellom

Tilbudet av spilleautomater er enormt hos Leo Vegas Norge. Det er nesten 1100 forskjellige spill i denne kategorien. Det inkluderer massevis av videoautomater samt jackpotter og klassiske automater. At utvalget er stort er jo ikke overraskende tatt i betraktning samarbeidet med mange tilbydere. Samtidig ser det jo heller ikke ut til at casinospillere kan få nok av slots. Med mange spill å velge mellom vil man slite voldsomt for å ikke finne noe som faller i smak.
Hos Leo Vegas Norge finner man spilleautomater med forskjellig utseende. Fra de klassiske som mange kjenner igjen fra arkader og kiosker til helt moderne automater med mange farger og flott utseende. Automater med tematikk fra film, musikk, norrøn mytologi og dyrenes verden.
Med mange automater er det også stor forskjell på hvordan de er oppbygd. Fra klassiske automater med få hjul og gevinstlinjer til nye moderne slots med flere hjul, rader og enormt mange gevinstlinjer. Samt muligheter for ekstra spinn og bonusspill.
Casinoseksjonen byr på mange kjente travere fra de største leverandørene. Her finner man folkekjære spill som Starburst, Book of Dead, Wild Toro og Gonzo’s Quest.

Jackpot slots – vinn stort på over 70 jackpotspill

Når det kommer til jakt på store gevinster er Leo Vegas Norge med over 70 jackpot-automater et godt valg. Det gir mange muligheter til å vinne en livsendrende gevinst.
I casinoet kjenner man raskt igjen populære jackpot-automater som Mega Fortune, Mega Fortune Dreams, Mega Moolah og Mega Moolah ISIS. Samt populære norske jokerautomater som Mega Joker, Joker Millions og Empire Fortune. Automater som har gitt både store og megastore gevinster.
Det spesielle med jackpot-automatene er at de kan gi astronomiske gevinster. Forutsetningen er at ingen vinner jackpotten på en stund. Automater med progressive jackpotter er bygd slik at hver gang noen spiller på den, legges en gitt andel til jackpotten. Det gjelder alle som spiller på den konkrete automaten. Det er dermed ikke begrenset til hvert enkelt nettcasino. Slikt blir det raskt penger av. Går det tid mellom hver gang noen vinner jackpotten, kan beløpet bli stort. Og det vokser kontinuerlig helt til noen vinner jackpotten.
Jackpot-automatene skiller seg ikke fra andre spilleautomater med unntak av pengene som legges til side. Tematikk og design er likt og man spiller på samme måte.
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Spill blackjack hos Leo Vegas Norge Casino

Setter man pris på det populære bordspillet blackjack er det mye å glede seg over hos Leo Vegas. Casinoseksjonen byr på 22 forskjellige varianter. Det betyr mange muligheter til å slå dealeren. Og til å oppnå 21. For det er det det stort sett handler om. Å få en lucky 21. Reglene for spillet er enkle. Derfor er det populært når man vil prøve lykken på noe annet enn spilleautomater.
Blant blackjack-spillene hos Leo Vegas finner man standard blackjack, Lucky Lucky Blackjack, Suit ‘Em Up Blackjack, Lucky Ladies Blackjack, Double Xposure og Perfect Pairs Blackjack. Videre spill som Buster Blackjack, American Blackjack, 21+3 Blackjack og 6 in 1 Blackjack. Spill som er enkle å forstå selv om noen har en liten vri i forhold til standardreglene. De krever ikke nødvendigvis den tykkeste lommeboken heller.
Er man ikke opptatt av lommeboken så har casinoet flere blackjack-spill som passer godt for storspillere. Single Deck Blackjack Pro High Limit, Blackjack Professional, Blackjack Pro High Limit og Blackjack Professional VIP er spill som er tilpasset spillere som gjerne satser litt når de befinner seg ved blackjack-bordet.

Roulette

Et annet populært bordspill er roulette. Hos Leo Vegas Norge er det elleve varianter av dette spillet. Det er mange regler i roulette så det er ingen fordel å ankomme bordet uten å ha satt seg inn i disse. Det finnes mange strategier for spillingen også, og det er mange som benytter en av disse når de spiller. Uansett valg av strategi må man likevel ha hellet med seg siden det er helt tilfeldig hvor kulen ligger når hjulet slutter å spinne.
Blant roulette-spillene som Leo Vegas Norge tilbyr finner man standard roulette samt flere varianter av både europeisk og fransk roulette. Amerikansk roulette tilbys også.
Den beste strategien for å øke sjansen for gevinst når man spiller roulette er å holde seg unna den amerikanske varianten, og gå for de franske eller europeiske. Der er huset fordel mindre siden de kun har en null mens de amerikanske bordene har to nuller.
For storspillere eller såkalte high rollers finnes spill som Roulelette VIP og French Roulette VIP. Dette er utgaver av spillet som virkelig lar spillerne satse mye per runde om de ønsker det.
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Live Casino

For å kjenne på den ekte casinofølelsen uten å være i et fysisk casino, er Live Casinoet til Leo Vegas Norge stedet. Det er enormt. Der er utvalget av kort- og bordspill stort. Derfor er det ingen grunn til å dra til Monte Carlo eller Las Vegas. Kommer man ikke i god casinostemning i Live Casionet til Leo Vegas er det ikke deres feil. Der er det en omfattende meny med mange menyvalg alt etter hva man er ute etter. I Live Casinoet spiller man mot imøtekommende, smilende og velkledde dealere. Mange sjanser for chatting med medspillere får man også.
Leo Vegas Norge har mange spill som er felles med andre casinoer, men også eksklusive spill som man kun finner der. I casinoets Chambre Séparée er det ti eksklusive spill med roulette og blackjack. Ellers bys på rikelige sjanser for gevinster i både baccarat, poker, blackjack, roulette og på lykkehjulet Dream Catcher. Hvor mye man spiller for per runde er opp til en selv. Spennvidden er fra 1 krone til 200 000 kroner.
Spillene i Live Casinoet leveres av spillutviklerne NetEnt, Evolution Gaming og Extreme Live Gaming. Det betyr brukervennlige bord, flott grafikk og upåklagelig livestream og lyd. Dette er også utviklere som har spill for alle typer spillere. Dermed spiller det ingen rolle om man er litt forsiktig med hvor mye man spiller, eller om man ikke har særlig fokus på det. Det blir uansett en flott casinoopplevelse selv om man sitter i godstolen hjemme.
Vil man prøve noe utover alle live-bordene fra de tre nevnte tilbyderne, får man det hos Leo Vegas Norge. Man kan nemlig knytte seg opp til bordene ved flere fysiske landbaserte casinoer. Eksempler er Dragonara på Malta og St. Vincent i Italia. Dermed befinner man seg plutselig på en øy i Middelhavet eller nord i Italia uten å være det.

Slik får du live casino bonus hos Leo Vegas Norge Casino

Hos Leo Vegas er det slik at man kan motta en bonus i Live Casinoet i forbindelse med at man blir ny spiller. Når man registrerer seg kan man få 100 kroner gratis til benyttelse i Live Casinoet. Det er ikke nødvendig å gjøre et innskudd, det holder med å åpne en konto. Det er en fin måte å bli litt bedre kjent i Live Casinoet uten at man risikerer egne penger.
Frister det med mer kan man velge å ta imot velkomsttilbudet i denne seksjonen. For det første innskuddet på minst 100 kroner vil man da få dette i Live Casinoet:
  • To bonuser på 100 prosent opptil 2000 kroner
Både gratispengene og bonusen kommer med et omsetningskrav på 40 ganger før eventuelle gevinster kan tas ut. Dette høres muligens høyt ut for erfarne casinospillere, men det som skiller Leo Vegas fra andre casino er at når du spiller i dette casinoet vil du først spille med ditt eget innskudd, før du spiller med bonuspenger. Så om du vinner en gevinst mens du spiller med dine egne penger, er alle gevinster dine.
Ønsker man flere bonuser i Live Casinoet må man følge med og benytte anledningen i forbindelse med diverse kampanjer som kan gi dette.

Odds og betting hos Leo Vegas Norge

Når det kommer til sport er Sportsbooken hos Leo Vegas uslåelig. Der er det mye for de som elsker sportsbetting. Det betyr mange muligheter for spill på både odds og live odds. Det første betyr spill til odds som er satt før idrettsbegivenheten starter. Det andre gir enda mer engasjement siden det er odds man kan sette når en sportsbegivenhet pågår.
De aller fleste idrettene er på plass i sportsseksjonen. Det betyr alt fra store idretter som fotball, vintersport, hest, tennis og motorsport til mindre idretter som dart, snooker og sjakk. Leo Vegas har alle de store turneringene, mesterskapene og ligaene. I tillegg så byr Sportsbooken på resultatoversikt og live streaming.
Det kan også spilles på noe annet enn sport. Bookmakere gir jo muligheter til spill på så mangt. Leo Vegas Norge tilbyr blant annet politikk hvor man kan vedde på vinnere av nasjonale valg og presidentvalg. Du kan for eksempel sette odds på kommunevalget i Norge 2019, eller om the blir No Deal Brexit. Andre alternativer er valutakurser, TV-show, musikkonkuranser og prisutdelinger. Om du anser deg selv som en TV-ekspert, hva med å sette odds på hvilken TV-serie som går av med den gjeve prisen for beste dramaserie hos Emmy Awards 2019.
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Oddsbonus

Nye spillere som er mest opptatt av sportsbetting kan velge å ta velkomsttilbudet i Sportsbooken. Faktisk får man 100 % opptil 3000 kr. Denne bonusen må omsettes 4 ganger til minst 1.80 i odds.
Frister det med mer etter at man har spilt på sport risikofritt, gjør man et innskudd og spiller for egne penger. Da tildeles man velkomsttilbudet i sportsseksjonen hos Leo Vegas Norge. Det betyr at man mottar 2 gratisspill. For å kvalifisere for disse to gratisspillene er betingelsen at det spilles for minst 100 kroner til minst 1.8 i odds den første gangen man spiller for egne penger i oddsseksjonen.

Se kampene med live streaming

Ønsker man å følge med live etter at man har spilt på et idrettarrangement, er sportsseksjonen til Leo Vegas Norge er godt sted. Der kan man bli værende i Sportsbooken og se på avgjørelsen. Der kan man se mange live sendinger eller live streaming. Enten det er en fotballkamp, tennismatch eller en kamp fra VM i ishockey tilbyr Leo Vegas dette til sportsinteresserte gjester.
Enkelt å se er det også. Man finner idrettsarrangementet under Live streaming i oddsseksjonens meny. Deretter er det bare å trykke på play-knappen. Er man ikke innlogget må man deretter gjøre det. Så er det bare å nyte sendingen.

Spill hos Leo Vegas fra mobil og nettbrett

Når det kommer til løsninger for mobile enheter har Leo Vegas Norge aldri sovet i timen, men fulgt med på den teknologiske utviklingen. Der i gården har nettsider med responsivt design aldri vært et fremmedord. Helt siden starten i 2012 har det vært fokus på å gi gjestene det beste innenfor mobilcasino. Rett og slett å være nummer 1 på mobilspilling. Dette ble blant annet anerkjent med tildelingen av Mobile Operator of the Year under EGR Nordic Awards 2016.
Casinoets innovative løsninger gir håndholdt underholdning som er uanstrengt uansett hvilken enhet man benytter. Dette skyldes banebrytende fordeler som elektrisk tempo, intuitiv kontroll og det flotte utvalget som tilbys av casinospill. Dermed er det duket for mye moro uansett hvor man befinner seg i verden. Det eneste man behøver er god nettdekning.
Spill via mobile enheter er enkelt uansett hvilken nettleser og operativsystem man benytter. Det er ikke nødvendig med nedlasting av programvare. Om man ønsker kan man laste ned Leo Vegas sin app for Android og IOS. Med casinoets prisbelønte Best Native App ved EGR Marketing and Innovation Awards 2017 får man en verdensledende spillopplevelse rett i håndflaten uansett hvilken avdeling man befinner seg i. Opplevelsen blir intuitiv, innovativ og øyeblikkelig.
Det betyr lynraske hastigheter og fine opplevelser på mer enn 1000 spilleautomater takket være samarbeidet med alle partnerne. Det betyr alt fra traveren Starburst til de heteste nyhetene. Innenfor sportsbetting betyr det en lynrask Sportsbook som er effektiv, engasjerende og lett å navigere på. Og så kommer man til den ekte opplevelsen i Live Casinoet. Det betyr live streaming fra luksuriøse og eksklusive steder rett i hånden. Håndholdt Live Casino i HD som man sjelden har opplevd tidligere. På mobilen eller en annen touchskjerm får man et bredt spekter av live bordspill hvor man opplever forskjellen fra hva de fleste andre tilbyr.
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Innskudd og uttak hos Leo Vegas

Når det kommer til finansielle transaksjoner er det mange som kjenner på en viss usikkert. Spesielt om man skal betale til en ny aktør. Kommer pengene inn på riktig konto? Og ikke minst får man tatt ut pengene igjen? Det er jo ikke rart at man kjenner på denne uroen. Noe nytt skaper alltid en viss form for usikkerhet. Hos Leo Vegas Norge kan man nyte spillingen og slappe helt av. Der er det ikke noe tull. Casinoet tar sikkerheten til kundene sine på ramme alvor. Alle betalinger skjer med moderne og sikker SSL-kryptering. Dermed kommer ikke innskudd og uttak på avveie.
Før man kan ta ut penger må man verifisere kontoen med godkjent legitimasjon. Dette er for å sikre at pengene utbetales til riktig person. Samt at spillingen ikke er en del av kriminell aktivitet som hvitvasking av penger.
Når man først er verifisert vil alle senere uttak av gevinster gå mye raskere unna. Hvor raskt man får pengene kommer an på hvilken betalingsmetode som benyttes ved uttak. Casinoet prøver uansett å ekspedere alle anmodninger om utbetalinger så raskt som mulig. Bruker man elektroniske lommebøker er pengene tilgjengelig nesten med en gang. Må utbetalingen foretas via bankoverføring kan det ta inntil 5 dager.
For innskudd er det ingen krav til minstebeløp hos Leo Vegas. Imidlertid kan det være at kortutstederen krever et gebyr, og da kan dette bli uforholdsmessig stort om man bare setter inn en hundrelapp.
Når det kommer til uttak er det minste man kan ta ut hos Leo Vegas 200 kroner. I løpet av 30 dager kan man foreta inntil 3 gebyrfrie uttak. Gjør man flere uttak innenfor dette tidsvinduet påløper det et gebyr på 30 kroner per uttak. De som har nådd nivå 30 i VIP-programmet kan foreta så mange uttak de bare ønsker. De vil uansett være gratis.

Oversikt over betalingsmetoder

Leo Vegas Norge tilbyr de mest vanlige betalingsmetodene. I utgangspunktet benyttes samme løsning ved uttak som ved innskudd. Er ikke dette teknisk mulig blir uttaket som oftest ordnet med bankoverføring. Hos Leo Vegas kan det velges blant disse metodene:
  • Visa
  • Mastercard
  • PaysafeCard
  • Neteller
  • Skrill
  • Skrill Rapid Transfer
  • Bankoverføring
  • Trustly
  • MuchBetter
  • ecoPayz
Husk at det varierer hvilke metoder som er tilgjengelige for norske spillere – da den siste tidens restriktive politikk fra den norske stat har gjort det vanskelig for norske spillere å ta ut sine lovlige gevinster som de har vunnet på casino. Leo Vegas jobber kontinuerlig for å finne nye og gode betalingsmuligeter for akkurat norske spillere.
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Kundeservice

De aller fleste gangene man gjester Leo Vegas forløper nok besøket uten problemer av noe slag. Det er jo slik det skal være, man er jo der for å hygge seg. Dog kan det være at det er noe man lurer på. Da er Leo Vegas sin FAQ et greit sted å begynne. Der har casinoet samlet de mest vanlige problemstillingene. FAQ-en er omfattende så man finner mest sannsynlig svar på det meste man lurer på.
Finner man ikke svaret der eller om det skulle oppstå et akutt problem, er det godt med teamet på kundeservice. Det består av dyktige medarbeidere som gjør alt de kan for å hjelpe. På kundesupport er det alltid folk tilstede. Det betyr at man får hjelp og assistanse døgnet rundt. Enten det er påske, 17. mai eller jul. Teamet hjelper til slik at man kan fortsette med det man ønsket, nemlig underholdende spilling.
Folkene på support kan kontaktes via e-post, Live Chat eller telefon. Det raskeste er telefon og chat. På e-post tilstrebes det å svare innen 24 timer.
Fra klokken 8 om morgenen og helt frem til klokken 02 er det hjelp å få på norsk. Resten av døgnet er kundestøtten på svensk og engelsk.

Forsvarlig spilling med LeoSafePlay

Hos Leo Vegas ønsker man at gjestene skal kose seg, spille og ha det hyggelig hver gang man er på besøk. Rett og slett at spillingen ikke skal ta overhånd og at man ikke er i casinoet for å bli rik. Fokuset med ansvarlig spilling er en viktig del av identiteten til Leo Vegas Norge. Derfor har de etablert LeoSafePlay. Målet med dette er å gi nyttig og praktisk informasjon om identifisering og håndtering av spilleavhengighet. Samt hindre spill blant mindreårige. LeoSafePlay gjenspeiler viljen og arbeidet som gjøres for å ta ansvar for spillerne og bransjen i sin helhet. Verktøy er rett og slett en nyttig ressurs for alle som ønsker informasjon om hvordan man unngår spilleavhengighet og spill blant mindreårige.

Stolt sponsor av Brentford Football Club, Leicester Tigers og Norwich

Hos Leo Vegas er de opptatt av å gi tilbake. Dette ser man blant annet gjennom sponsing av idrettslag. Nettcasinoet er stolt hovedsponsor av flere kjente idrettsklubber. Dette er Brentford Football Club og Leicester Tigers. I tillegg kommer fotballklubben Norwich som kanskje er best kjent blant nordmenn. Den er på nivå to i England og har også nordmenn på laget.
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Spenstig VIP-program

Det må også nevnes at Leo Vegas Norge har et eget kundeprogram. I lojalitetsprogrammet er det mye for de mest dedikerte gjestene. Og som vanlig er det slik at desto høyere man kommer opp i hierarkiet i VIP-programmet desto mer kan man forvente av goder, fordeler, personlig oppfølging og andre gode tilbud.

Høy sikkerhet med Maltesisk lisens

Nettcasinoet henter spillisensen på Malta hos Malta Gaming Authority. Det er holdt for å være kanskje verdens strengeste reguleringsmyndighet. Med en lisens utstedt på Malta gir det spillerne god trygghet for at casinoet kontrolleres og overvåkes av en spillmyndighet som tar dette med rettferdig spill og transparens på alvor. Samtidig er casinoet også underlagt EU’s strenge regelverk. Det gir også sikkerhet for at pengetransaksjoner, brukerrettigheter samt personlig informasjon er ivaretatt på beste vis.

Leo Vegas Norge Casino konklusjon

Hos Leo Vegas får man egentlig alt. Det er et flott nettcasino som tilbyr gjestene mye. Enten det er sport, casino eller livespill. Casinoet har vunnet mange utmerkelser siden det ble lansert. Ikke minst er de mobile løsningene brukervennlige og innovative. Casinoet passer for alle typer spillere. Er man en highroller finnes det nok av tilbud. Om man er litt mer forsiktig med pengene finnes det enda mer å velge blant.
I casinoseksjonen er det et stort og variert spillutvalg i mange kategorier. Her finner man haugevis av spilleautomater og jackpotter. Utvalget er også stort når det kommer til kort- og bordspill som poker, baccarat, blackjack og roulette. I tillegg fokuseres det ekstra på skrapelodd.
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Positivt er det også med mange kampanjer, turneringer og VIP-program. Det kan gi flere flotte belønninger. Mange betalingsmetoder samt raske innskudd og uttak med sikker SSL-teknologi er også bra. Det samme gjelder kundeservice døgnet rundt hver eneste dag.
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Real Life Soap Opera - Episodio X: Parigi val bene una messa

ci avviciniamo alla fine della storia… probabilmente questo sarà il penultimo episodio.
ep I, ep II, ep III, ep IV, ep V, ep VI, ep VII, ep VIII ep IX
riassunto della puntata precedente: Lucia è stata cazziata da quella ficcanaso di Gertrude per la sua relazione clandestina con Renzo. Lui e Lucia inizialmente decidono di interromperla, ma subito dopo ci ricascano. Incombono poi diversi problemi: da una parte i sensi di colpa altalenanti di Lucia che minacciano di far esplodere tutto, dall’altra la sua insistenza nel cercare di tirarlo dentro a quella che sembra sempre di più una sinistra setta religiosa.
Episodio X: Parigi val bene una Messa
in questo periodo Renzo cerca di barcamenarsi tra tutte le incognite di questa storia incasinata. Frequenta Lucia senza sapere bene cosa fare sul lungo termine, cerca da una parte di evadere i suoi pressing religiosi e dall’altra di ottenere più informazioni a riguardo, e viene impietosamente preso per il culo da chiunque.
Infatti, Tonio e Bortolo sanno tutta la storia, e con loro tutti i colleghi e gli amici di Renzo. Il poveretto lavora in un open space con dentro un centinaio di persone della sua età e le storie girano, soprattutto quando sono fantozziane quanto questa.
Ora ogni volta che entra in ufficio viene accolto da innumerevoli allora Renzo quand’è che si va a messa?, come sta Pinochet? (appellativo per Lucia nato da un’incomprensione circa la sua nazionalità, e rimasto), è passato un sudamericano incazzato che ti cercava… e così via.
Un po’ per gioco e un po’ no, Renzo, Bortolo e una collega stanno cercando di mettere insieme i pezzetti di informazione che Lucia ha dato per capire quale sia effettivamente la setta a cui lei appartiene. Le informazioni in realtà sono molto poche, ma qualcosa Renzo è riuscito a farselo dire: Lucia ha detto di essere protestante, il che restringe leggermente il campo, Renzo sa anche gli orari degli appuntamenti fissi di lei, e vagamente i posti in cui lei e gli altri accoliti si ritrovano.
Con questi dati e un bel po’ di ricerche tra google e social network vari, i tre restringono il campo a due associazioni che sembrano semi-religiose: una è una robaccia new age di self-improvement americana tipo scientology che sembra fondamentalmente uno scam per farsi dare dei soldi, l’altra è un movimento di massa nato in Australia, che stando a internet riempie interi stadi e ha sedi in tutto il mondo. Entrambe le associazioni hanno riunioni settimanali e appuntamenti fissi la domenica negli orari giusti. Nessuna delle due sembra una pista troppo promettente.
Da parte sua, Lucia sta finendo i suoi corsi di Italiano e le pratiche per la nazionalità. La burocrazia italiana è nota per essere farraginosa, ma lei ci ha messo del suo: quando è arrivata in Italia infatti, per risparmiare, è andata a vivere in un paesucolo inutile di 1500 abitanti in una provincia vicina, presso una lontana conoscente della sua famiglia, che sarà d’ora in poi L’Innominato.
L’Innominato si è rivelata poi essere una persona orribile, con dei disturbi mentali non indifferenti, che maltrattava Lucia, la minacciava quando tornava a casa in ritardo, le impediva di uscire di casa e così via. Lucia è quindi praticamente fuggita dalla casa dell’Innominato per venire a vivere a Milano.
Il problema è che aveva iniziato l’iter burocratico mentre risiedeva a Roccaminchiona, e quindi risulta ancora legalmente risiedente là, e questo noon può essere cambiato. La sua pratica è seguita da un’impiegata del comune di Roccaminchiona, gentile ma non troppo brillante, che prenderà il nome di Azzeccagarbugli. Senza far scoprire all’Azzeccagarbugli che ormai sta a Milano, Lucia si deve recare regolarmente nel paesello per fare le pratiche. In contemporanea deve tenere buono l’Innominato che, agli occhi della legge, è garante del fatto che Lucia risiede sempre là.
Gertrude non si è più lamentata, forse pacificata da qualche finta rassicurazione di Lucia, forse rassegnata all’inevitabile.
Renzo e Lucia continuano con la loro frequentazione low-profile e le loro gite fuori città. è dopo l’ennesima di queste che succede il fattaccio.
PUBBLICITA’ non guardo la TV da anni e non ce l’ho nemmeno in casa. ho finito le idee. Di conseguenza l’inserzionista di oggi sarà una roba vecchissima che ricordo dalla mia infanzia: la Fabbrica Dei Mostri. Un’atroce fornetto elettrico che permette di sciogliere delle plastiche probabilmente tossiche, versarle in stampini di piombo e produrre così insetti, vermi e animaletti vari colorati. Come facessimo a divertirci con quella roba rimane un MISTERO.
Siamo arrivati ad un weekend di fine Febbraio, Renzo e Lucia hanno passato il sabato mattina a vedere un museo, il sabato pomeriggio da lei, e la domenica a visitare una cittadina d’arte a un paio d’ore da Milano. Il giorno successivo, Lunedì, Renzo chiama Lucia all’uscita dal lavoro, come consuetudine, per fare due chiacchiere e decidere se vedersi o meno la sera.
Lucia risponde in lacrime. è successo un casino, non possiamo più parlarci. Renzo riesce in qualche maniera a tranquillizzarla e a farsi dare una spiegazione: è successo che Lucia ha postato su qualche social network una foto della loro gitarella del giorno precedente. Don Rodrigo ha visto la foto sul social e, nonostante Renzo non fosse inquadrato, si è insospettito. Ha cominciato a fare domande sempre più insistenti a Lucia su dove fosse andata, con chi e così via, finchè lei non ha ceduto e ha mezzo confessato di ”aver conosciuto qualcuno con cui si trova molto bene” (Sic).
Comprensibilmente Don Rodrigo si è incazzato e ha minacciato Lucia di mollarla, il che ha scatenato un litigio tra i due.
Renzo è stanco, stressato dal lavoro e stufo di questo continuo tira-e-molla alla Charlie Brown. Dice chiaramente a Lucia che, se lei vuole evitare di creare problemi alla sua relazione con Don Rodrigo, allora la devono smettere davvero di vedersi e sentirsi. Si scusa per non esserci riuscito la prima volta e promette di non disturbarla più. Chiude la conversazione e spegne il telefono.
Questa volta niente musica triste sulla scena di lui che torna a casa: è più incazzato che dispiaciuto. Le immagini sono solo accompagnate dai rumori freddi e impersonali della metropolitana e della pioggia battente.
Bortolo scommette che ricominceranno a sentirsi dopo tre giorni, l’altra collega dice una settimana.
In realtà di giorni ne passano due, ma Lucia si muove da una direzione completamente inaspettata: senza particolari preamboli chiede a Renzo, in modo quasi supplichevole, di andare in chiesa con lei la domenica seguente. Dice che per lei è molto importante e vorrebbe che andassero insieme.
Quando Renzo le chiede diobuono non mi hai mica detto che non dobbiamo più cagarci puttana la miseria, lei risponde di stare tranquillo e che ha sistemato: ho parlato con Don Rodrigo ed è tutto ok.
Renzo non sta più capendo. è tutto ok cosa? cambiare idea ogni sei secondi? avere l’amante? andarci in chiesa? La scena di Renzo sorpreso e perplesso da queste parole deliranti è accompagnata dalle note psichedeliche di Brain Damage.
Mentre Renzo sta ancora processando e non sa come rispondere Lucia gli manda i dettagli dell’ipotetico appuntamento. Colpo di scena! E’ la setta degli australiani.
Stando a google si tratta di una megachurch pentecostale (checchè significhi) con più di ottanta sedi nel mondo, centocinquantamila presenze alla settimana, piena di soldi. è’ nata da due predicatori di Sydney, ha un sito fichissimo e una serie di scandali finanziari, sessuali e politici alle spalle.
Ogni settimana organizza un “incontro” in un teatro lussuosissimo del centro di Milano. Nella descrizione di questo incontro le parole “Amore” “Gesù” appaiono circa un miliardo di volte in tre righe.
Da una parte c’è l’incazzatura per l’irragionevolezza di Lucia, dall’altra è tornata prepotente la curiosità. Renzo probabilmente legge troppo e ha troppa fantasia: nella sua mente si generano visioni esagerate di neri che cantano gospel e ballano come nei Blues Brothers, americani in trance che svengono al tocco di predicatori-star, folle che osannano leader religiosi alla Paul Atreides in Dune.
I colleghi ovviamente lo spingono ad andare: mi metto dei baffi finti e vengo anch’io, che figata, filma tutto, dai vai, quando ti ricapita una roba del genere, finchè non lo convincono. Renzo accetta l’invito di Lucia.
Il piano è quello di andare, vedere com’è questa messa satanica, capire che idee ha Lucia, e nel caso salutarla definitivamente. Lucia è di gran lunga la ragazza più piacevole e divertente con cui lui abbia mai avuto a che fare e le è molto affezionato, ma è anche decisamente fuori di testa.
stacco sui titoli di coda sulle parole tristi e accusatorie di Sossity, You’re a Woman. Fine dell’episodio X
Pink Floyd - Brain Damage
Jethro Tull - Sossity, You’re a Woman
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Vivere in Italia con una patente di guida straniera

(scusate il mio italiano, non lo sto parlando da tanto tempo)
Ciao amici! Ho qualche domanda che si tratta della patente di guida in Italia! Vi dico che molto probabilmente questo testo sarà un casino, quindi se non volete leggerlo non dovete :) Allora iniziamo così: Da settembre vado in Italia per studiare e ovviamente ci vivrò. Vengo da un paese europeo e ho la patente di guida del mio paese. Sono già stato in Italia, ho parlato con la gente e ho sentito alcune cose.
1) Durante i primi 3 anni che hai la patente, non puoi guidare 130km/h sull'autostrada, ma solo 100km/h. Questa legge è solo per gli Italiani oppure anche per gli stranieri? Perché in Italia penso puoi iniziare a fare la patente (lezioni, etc.) appena hai 18 anni. Da dove vengo io puoi iniziare più presto, avevo la mia patente di guida già prima del mio 18., allora non so se questa legge è anche per gli stranieri.
2) Ho anche sentito che durante i primi anni, puoi solo guidare delle macchine con pochi cavalli. Volevo chiedere quanti cavalli al massimo, e per quale periodo? Anche 3 anni o meno? E ovviamente voglio anche chiedere se questa legge influenza gli stranieri come me con una patente non-italiana.
3) Cosa si potrebbe succedere se io non facessi attenzione a queste legge? Posso fr*garmene perché ho una patente di guida straniera?
Grazie mille!
submitted by Zazrak to italy [link] [comments]

Vivere in Italia con una patente di guida straniera

(scusate il mio italiano, non lo sto parlando da tanto tempo)Ciao amici! Ho qualche domanda che si tratta della patente di guida in Italia! Vi dico che molto probabilmente questo testo sarà un casino, quindi se non volete leggerlo non dovete :) Allora iniziamo così: Da settembre vado in Italia per studiare e ovviamente ci vivrò. Vengo da un paese europeo e ho la patente di guida del mio paese. Sono già stato in Italia, ho parlato con la gente e ho sentito alcune cose.1) Durante i primi 3 anni che hai la patente, non puoi guidare 130km/h sull'autostrada, ma solo 100km/h. Questa legge è solo per gli Italiani oppure anche per gli stranieri? Perché in Italia penso puoi iniziare a fare la patente (lezioni, etc.) appena hai 18 anni. Da dove vengo io puoi iniziare più presto, avevo la mia patente di guida già prima del mio 18., allora non so se questa legge è anche per gli stranieri.2) Ho anche sentito che durante i primi anni, puoi solo guidare delle macchine con pochi cavalli. Volevo chiedere quanti cavalli al massimo, e per quale periodo? Anche 3 anni o meno? E ovviamente voglio anche chiedere se questa legge influenza gli stranieri come me con una patente non-italiana.3) Cosa si potrebbe succedere se io non facessi attenzione a queste legge? Posso fr*garmene perché ho una patente di guida straniera?Grazie mille!
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